di Stefano Berti, presidente del Distretto rurale della Val di Cecina
Come da programma, il Distretto Rurale della Val di Cecina chiederà alla Regione Toscana di essere riconosciuto anche come Distretto Biologico ai sensi della Legge Regionale Toscana 51/2019 e successiva emanazione del relativo regolamento.
Due le motivazioni principali per cui questo percorso non sia stato attivato fin da subito. Una oggettiva, mancavano infatti sia la legge che il regolamento attuativo. Ma principalmente è stata una scelta politica consapevole e condivisa sia dagli Enti Pubblici che dai privati costitutori del Distretto Rurale. Si è ritenuto infatti più opportuno e anche più utile creare un contenitore più ampio, non escludente, che si desse però degli obiettivi chiari soprattutto relativamente alla sostenibilità ambientale dei territori interessati.
È chiaro che l’agricoltura biologica dia ampie garanzie in questa direzione. Questo elemento, in abbinamento al fatto che anche da un punto di vista prettamente economico, vista la tipologia delle nostre aziende agricole e vista anche la caratteristica dei terreni agricoli, nelle colline della Val di Cecina il biologico si faccia preferire dal convenzionale, ci ha fatto considerare strategico un percorso a due tempi, con strumenti complementari, non in competizione e non escludenti, funzionali all’incentivazione, al sostegno e alla promozione di un’agricoltura moderna e sostenibile, sempre più propensa al metodo di coltivazione biologico.
A supporto di questa strategia c’è anche l’evoluzione della PAC, sempre più indirizzata a sostenere un’agricoltura a basso impatto ambientale e biologica.
Parte quindi l’iter per il riconoscimento del distretto biologico nei comuni della Val di Cecina dove la SAU attualmente coltivata a biologico è già di gran lunga superiore alla quota del 30%, limite minimo richiesto dalla normativa.
Il Progetto in gran parte ricalcherà l’impostazione di quello del Distretto Rurale, ma sarà caratterizzato dalla specificità del Bio attraverso una fase di ascolto, prima di tutto delle aziende biologiche, o in conversione, o che intendono passare al Bio, poi dei vari soggetti economici della filiera agroalimentare territoriale (cooperative, consorzi agrari, sistema horeca), quindi delle Istituzioni e dei cittadini consumatori. Gli elementi che scaturiranno dalla fase di ascolto e dall’analisi swot, saranno i pilastri sui quali costruire e modellare gli obiettivi progettuali.
Come Distretto Rurale abbiamo accolto favorevolmente la disponibilità del Consorzio Toscano dei Produttori Biologici (CTPB) a proporsi come soggetto referente del Distretto Biologico.
Siamo convinti infatti che il protagonismo degli agricoltori biologici, coordinato all’interno di un soggetto trasversale e rinnovato come il CTPB, possa dare la spinta propulsiva giusta per far sì che il Distretto Biologico, sotto comunque l’indirizzo e il controllo del Distretto Rurale, diventi una strumento fondamentale di programmazione, di promozione e di raccordo nella filiera agroalimentare per facilitare una maggiore redditività delle imprese, la tutela ambientale oltre a cibi buoni e sani per i cittadini.
Il cronoprogramma che ci siamo dati prevede la richiesta del riconoscimento entro la prossima primavera e il riconoscimento della Regione Toscana entro la prossima estate.
Tratto da Dimensione Agricoltura n. 12/2020