L’accordo tra associazioni di categoria, associazione “Vecchie e nuove povertà” e Unione dei Comuni Empolese Valdelsa. Fra i firmatari la Cia
Il problema della povertà è un problema ormai molto diffuso anche nei nostri territori, cosi come quotidianamente si manifestano nuove forme di disagio legate a questi anni di crisi. Occorrono risposte urgenti e condivisione fra i soggetti istituzionali, le associazioni del sociale e le organizzazioni professionali e sindacali.
Una prima risposta arriva dalla firma del “Patto territoriale di reciprocità” sottoscritto dall’Unione dei comuni Empolese Valdelsa, dall’associazione “Vecchie e nuove povertà” e dalle organizzazioni professionali e sindacali. Fra i soggetti professionali la firma della Cia Empolese Valdelsa.
Il progetto si basa sul superamento dell’assistenzialismo col raggiungimento dell’autonomia dei soggetti che presentano un alto grado di fragilità sociale. Attraverso il Patto Territoriale di Reciprocità e le attività della rete si produrrà valore rispetto a diverse dimensioni:
– Valore economico. Aumentare il numero di soggetti occupati che passano da soggetti passivi (percettori di sussidi a vario titolo) a soggetti attivi del processo economico.
– Valore sociale. Recuperare al contesto socio-relazionale persone emarginate.
– Valore culturale. Diffondere nella comunità i valori dell’equità, della tolleranza, della mutualità e della solidarietà, attenuando le conseguenze della crisi socio-economica.
– Valore istituzionale. Nello spirito di una sussidiarietà circolare il Progetto crea un laboratorio di “welfare di comunità” dove tutti gli attori ripensano insieme a come rendere efficace la “spesa sociale” (ottimizzare le risorse evitando dispersioni, sprechi e sovrapposizioni), con un nuovo sistema operativo e di governance. Questa nuova forma di alleanza tra pubblico e privato, tra profit e non profit arricchisce il sistema di programmazione territoriale garantendone continuità e sostenibilità. Giuseppe Ferrara, che ha sottoscritto l’accordo a nome della Cia, ha commentato il patto ricordando come «questo atto, che si rifà anche normative europee come la “Carta per una responsabilità Sociale condivisa” o nazionali come le “Linee guida per il terzo settore” emanate dal governo italiano, trova la Cia attiva e in prima linea».
«Riteniamo – prosegue Ferrara – che l’inserimento lavorativo dei soggetti svantaggiati sia rilevante, ma da solo non basta e occorre invece una integrazione più vasta». «Occorre – conclude Giuseppe Ferrara – valorizzare i territori con le esperienze e i soggetti già attivi affinché questo patto trovi risposte reali alla marginalità e alla situazioni di fragilità. Con questo spirito la Cia sarà presente ai tavoli territoriali».