Il presidente della Cia Scanavino: “Non si può considerare solo il parametro altimetrico per definire l’applicazione del tributo, ci sono fattori economici e ambientali di cui tener conto, partendo dai territori colpiti drammaticamente dagli effetti del maltempo e del dissesto idrogeologico. Serve un’azione coordinata per bloccare un onere che penalizza ancora una volta l’agricoltura.

“Non si può applicare l’Imu con queste modalità, che sono inique, incostituzionali e si basano su errori e cattive interpretazioni. Il governo deve sospendere immediatamente il decreto che rivede l’applicazione dell’imposta sui terreni agricoli, escludendo solo quelli situati nelle zone montane sopra i 600 metri. Il criterio altimetrico non può essere l’unico parametro di riferimento, ci sono fattori economici e ambientali che devono essere presi in considerazione, a partire dai territori colpiti dagli effetti disastrosi del maltempo e del dissesto idrogeologico”. Lo afferma il presidente nazionale della Cia, Dino Scanavino.

“La verità è che il decreto dovrebbe essere ritirato e riscritto completamente. Così com’è, rappresenta un aggravio pesante e intollerabile per gli agricoltori, che già subiscono le conseguenze della crisi sul settore e delle avversità atmosferiche -continua Scanavino-. Oltretutto, il provvedimento arriva a ridosso dei termini di pagamento, entro il prossimo 16 dicembre, violando lo Statuto del contribuente che prevede almeno 60 giorni per gli adempimenti dall’entrata in vigore della disposizione tributaria”.

Per questo, conclude il presidente della Cia, “bisogna intervenire subito con un’azione coordinata con i parlamentari e bloccare un decreto che penalizza in modo drammatico e assolutamente non equo il settore primario”.