di Stefano Berti, direttore Cia Pisa


È uscito il “Pacchetto Giovani” del Psr e la Regione Toscana ha destinato un budget di 16 milioni di euro. Le domande potranno essere presentate entro il 16 marzo prossimo. Gli incentivi sono destinati a giovani tra i 18 e i 40 anni che si insediano per la prima volta in agricoltura come titolari di impresa.

La Cia di Pisa, in collaborazione con Cia Toscana, ha organizzato due eventi divulgativi sulla questione, uno a Pisa e uno a Volterra, entrambi molto partecipati. Lo staff tecnico ha illustrato le caratteristiche del bando ed ha già definito un calendario di appuntamenti dove gli interessati potranno esporre i loro progetti imprenditoriali e verificare la possibilità di beneficiare degli incentivi previsti,

L’occasione ha stimolato e riproposto la discussione sul tema del ricambio generazionale in agricoltura. Tema sul quale le Istituzioni e il sistema agricolo italiano, da oltre 30 anni, hanno proposto e messo in campo una serie di provvedimenti e di azioni dove il ruolo nettamente predominante, anche in termini di spesa, lo hanno avuto gli incentivi all’insediamento previsti dalla PAC, in Italia gestiti dalle Regioni.

Una riflessione sorge spontanea, se gli incentivi, pur nelle loro diverse varianti, vengono riproposti da 30 anni orientando in quella direzione buona parte delle risorse delle varie programmazioni e, nonostante questo, l’età media degli agricoltori in Italia continua a crescere oltrepassando i 65 anni, le nuove imprese giovanili continuano ad essere poche e molte di esse, alla prova del tempo, non si rivelano economicamente sostenibili, dov’è che stiamo sbagliando come sistema?

Una riflessione che merita un approfondimento serio visto anche il percorso attivato per la costruzione della prossima programmazione europea.

L’impressione è che ci sia stata poca attenzione nel valutare i concetti di impresa. Troppo spesso infatti, anche per la logica dei bandi comunitari, si sono costituite aziende modellate sui punteggi dei bandi comunitari. Aziende ben presto e spesso si sono dimostrate insostenibili economicamente.

Allora che fare? Sicuramente occorrerà insistere con misure dedicate come il pacchetto giovani. Ma vanno introdotti meccanismi più stringenti di valutazione economica dei progetti e magari tendere a privilegiare strumenti finanziari come le garanzie pubbliche sui finanziamenti bancari che devono avere condizioni di vantaggio rispetto all’ordinario. Questi strumenti rispetto al fondo perduto, sono naturalmente più selettivi e soprattutto possono coprire l’intero investimento, addirittura anche l’IVA.

Bisogna poi agire sulle miriadi di ostacoli che attraversano la strada degli imprenditori agricoli, soprattutto di quelli giovani nelle fasi iniziali. Va alleggerito il carico burocratico opprimente, va favorita l’aggregazione di processo e di prodotto. Bisogna poi favorire l’incontro dei giovani agricoltori con l’Università e la ricerca, questo anche finanziando la sperimentazione e l’innovazione quando messa in atto delle aziende giovanili.

Occorre anche agire sulla comunicazione. Troppo spesso i mass media contribuiscono ad un percepito sull’agricoltura che non corrisponde alla realtà e questo genera aspettative che poi non si tramutano in quanto atteso.

Le associazioni come la Cia hanno il dovere di affiancare e sostenere i giovani che si dedicano all’agricoltura. Noi lo stiamo facendo e continueremo a farlo anche rilanciando l’Agia, l’associazione dei giovani imprenditori agricoli promossa dalla nostra confederazione.