Giorni intensi, ricchi di momenti di confronto che hanno arricchito notevolmente i visitatori e caratterizzati da panorami tipicamente toscani, racconti di famiglia ed eccellenze tecnologiche. Sì, perché la terza study visit ospitata in Toscana il 17 e 18 giugno ha racchiuso in due giorni questo e molto altro: ampio è stato infatti il dibattito sull’utilizzo delle nuove tecnologie in agricoltura, che in questa regione diventa sempre più smart ed innovativa. Dalla interpretazione dei dati nei trattamenti fitosanitari a tecniche di irrigazione digitalizzata, passando per la viticoltura di precisione, esperti del settore, imprenditori, agricoltori e rappresentanti istituzionali si sono incontrati per mettere insieme esperienze e buone pratiche, e apprendere il “modello toscano” nella coltivazione dell’uva e nella realizzazione di vini d’eccellenza.
Parola d’ordine “sicurezza”
La prima giornata di visita di studio si è svolta in provincia di Arezzo, dove si trova l’innovativa Demo Farm Cesa, azienda agricola sperimentale di Ente Terre Regionali Toscane: una mattinata estremamente interessante, che ha mostrato come la tecnologia permetta di coltivare in queste terre la quinoa, oltre che sviluppare una vera e propria viticoltura di precisione e stimare la resa e la qualità delle uve con metodi non distruttivi di monitoraggio prossimale e remoto.
Dopo la visita al vigneto 4.0, grande attenzione è stata rivolta anche alla formazione degli agricoltori e all’utilizzo di macchinari, con la visita al campo prova in sicurezza della trattrice agricola e forestale. Un momento pratico, questo, durante il quale la delegazione italo-francese ha potuto assistere a manovre anche molto delicate da eseguire su terreni sconnessi, accidentati, che presentavano irregolarità di vario genere. Una “scuola guida per trattori” in piena regola, che insegna agli operatori del settore ad affrontare scenari di pericolo, in un percorso di formazione pratica che a volte può fare la differenza, riducendo sensibilmente la percentuale di incidenti – anche ad esito infausto – sul lavoro e salvare quindi vite preziose.
Il supporto decisionale: quando l’uomo fa la differenza
La visita di studio si è poi spostata alla Cantina dei Vini Tipici dell’Aretino, in località Chiani, dove si è parlato del regolamento di vendemmia e di valutazione della qualità delle uve. In questa cantina sociale, i raccolti vengono valutati secondo quantità e qualità, e messi “in comune” in modo da arrivare ad una produzione collettiva che restituisce grandi quantitativi di vino, che diviene poi oggetto di vendita diretta a prezzi concorrenziali.
Anche questa tappa ha la sua innovazione da presentare: la gestione dei dati meteorologici viene infatti messa a disposizione degli esperti che elaborano numeri, percentuali e previsioni per poi passare ad una fase decisionale dove il fattore umano, nonostante il supporto tecnologico, rimane ancora fondamentale. La conoscenza del proprio territorio, della sua storia, della composizione della terra che viene lavorata da generazioni non si può sostituire, ma si può invece mettere in comune e analizzare insieme a dati satellitari per ottenere consigli pratici da trasmettere ai soci riguardanti la stagionalità dei trattamenti da eseguire, o indicazioni su interventi eccezionali da realizzare per contrastare, ad esempio, il cambiamento climatico e le sue conseguenze a volte distruttive e devastanti. Le mappe satellitari restituiscono inoltre una vera e propria fotografia in tempo reale di “come stanno” le piante, che possono risultare sofferenti a causa dell’innalzamento delle temperature o per la proliferazione di insetti.
A Montalcino, dove il vino è un’arte
La giornata del 18 giugno ha portato la delegazione in provincia di Siena, più precisamente a Montalcino, ospite dell’Azienda Agricola Siro Pacenti. Anche qui il tema del cambiamento climatico è tornato con forza, e ne è esempio pratico la gestione digitalizzata delle irrigazioni, che permette un utilizzo delle risorse idriche più efficiente ed efficace, anche grazie alla realizzazione di due laghi “nati” proprio da recenti eventi climatici. Dalla pianta al vino in bottiglia, tutte le fasi di produzione sono estremamente controllate da un rigoroso sistema che anche in questo caso lega a doppia mandata la tecnologia con il sapere dell’uomo. I dati delle diverse fasi produttive sono centralizzati, in un processo tecnologico che viene però coadiuvato da supporti decisionali apportati dagli operatori.
L’innovazione continua anche nella fase di stoccaggio, con contenitori in cemento, che a differenza di quelli in acciaio permettono una migliore conservazione, una evoluzione lenta ma più controllabile del prodotto prima del suo imbottigliamento, in un processo che porta il vino ad essere conservato, elaborato e stoccato dapprima in acciaio, poi in botti di legno e nell’ultima fase in cemento, con passaggi effettuati rigorosamente a mano, in un lavoro estremamente preciso e raffinato.
Saper fare rete
Anche a Montalcino i produttori sanno fare rete: grazie al posizionamento di circa 40 centraline meteo presenti sul territorio, le aziende possono infatti ottenere dei dati meteo incrociati con altre informazioni particolarmente utili, come l’esposizione dei versanti o i dati di stress idrico delle piante.
Il “racconto” del vino nasce quindi da una puntuale analisi dei dati, ma non solo. Il “precision farming” nasce come una idea di elaborazione dati da parte delle macchine, ma si sviluppa solo in funzione di una collaborazione costruttiva che vede nei territori vicini una risorsa da mettere in comune e non un mero concorrente.
La visita ha poi fatto tappa all’Azienda Agricola La Martoccia, dove si è puntata l’attenzione alle applicazioni e ai sistemi digitali per una agricoltura smart. Questa azienda, infatti, è coinvolta della realizzazione del “GO Campi Connessi” che ha sviluppato azioni innovative finalizzate all’introduzione dei sistemi digitali nei processi produttivi agricoli.
L’intensa due giorni si è quindi conclusa con visita alla Società Agricola Argiano, che ha messo a punto un progetto di zonazione dei vigneti a partire da un’analisi geopedologica dei terreni con l’obiettivo di capire i vari micro terroir e cercare di lasciarli esprimere separatamente, in modo da creare un grande equilibrio ambientale in vigna ma anche tante differenti espressioni di vini in cantina.
Conclusioni
Le nuove tecnologie rappresentano sicuramente il futuro dell’agricoltura, che per essere sempre più attenta ai cambiamenti sociali e climatici dovrà essere sempre più smart. Ma attenzione: anche le tecnologie hanno dei limiti, che si possono superare solo grazie al sapere umano. L’intelligenza artificiale offre infatti strumenti anche molto potenti, ma in agricoltura è fondamentale anche la sensibilità, la conoscenza storica del territorio e il fattore umano che non può essere sostituito da macchine o algoritmi. Solo quando impareremo a rispettare il rapporto profondo che da sempre lega l’uomo alla terra, e a riconoscere il sapere e le cure che solo l’esperienza di una vita tra i campi può garantire, riusciremo ad ottenere la “vera” agricoltura del futuro.