Capecchi: «Necessario garantire margini equi lungo la filiera»
“Stiamo vivendo un momento cruciale per l’agroalimentare toscano,” afferma Claudio Capecchi, presidente di Cia Grosseto, intervenendo all’ultimo di una serie di incontri, che fanno parte di un ciclo di seminari organizzati da Cia Toscana e Cia Grosseto, dedicati a comprendere a fondo lo stato di salute del settore primario. “Secondo i dati IRPET, l’agroalimentare della Toscana sta crescendo con un incremento annuo del valore produttivo superiore al 10%, ben oltre la media nazionale. Ciò dimostra che l’agricoltura è ancora viva, gli agricoltori credono nel loro lavoro, investono e si impegnano a innovare”.
Nonostante questi dati incoraggianti, come evidenziato da Capecchi, l’aumento produttivo non si è tradotto in benefici concreti per tutti gli attori della filiera. “L’aumento della produzione non ha garantito margini adeguati per chi opera direttamente sul campo. Manca un giusto equilibrio tra produzione, trasformazione e commercializzazione. Questo è il nodo centrale che abbiamo voluto affrontare e sul quale accenderemo i riflettori anche con l’assessore regionale all’Agricoltura, Stefania Saccardi, nel prossimo incontro conclusivo del ciclo”.
Nel seminario appena concluso a Grosseto, il focus è stato sulla sostenibilità zootecnica, con particolare attenzione agli allevamenti ovicaprini e zootecnici della provincia. Tra le principali difficoltà emerse, Capecchi ha sottolineato l’impatto delle predazioni, problema che continua a gravare sulle aziende dedite al pascolamento. In risposta a questa sfida, la Regione Toscana ha introdotto la misura ACA 17, un sostegno mirato alla gestione dei pascoli, con l’obiettivo di conservare e valorizzare la biodiversità attraverso un pagamento per ettaro di terreno pascolato. “Questa misura,” ha spiegato Capecchi, “è un aiuto concreto per le aziende che praticano il pascolamento per circa 120 giorni l’anno. Prevede misure di prevenzione come recinzioni, custodia continua e cani da guardiania, tutte soluzioni orientate a contenere il fenomeno delle predazioni.”Tale misura, sostenuta e proposta da Cia Grosseto e Cia Toscana, ha risposto anche all’esigenza di mitigare i costi aggiuntivi, divenuti sempre più gravosi per le aziende locali. “Abbiamo lavorato con il CREA per definire gli oneri economici che gravano sulla pastorizia in presenza di predatori e riteniamo che il riconoscimento di un premio al pascolamento assistito sia un passo significativo verso la sostenibilità del settore,” ha osservato Capecchi.
Altra questione affrontata ha riguardato la crescente difficoltà nel reperimento di manodopera qualificata. “Trovare lavoratori specializzati, con la passione e la competenza necessarie per gestire gli allevamenti, è sempre più complesso. Questa difficoltà si riflette su tutto il comparto agricolo, ma colpisce in modo particolare la zootecnia. L’agricoltura richiede un impegno costante, e la vita in ambienti rurali, per tutto l’anno, rappresenta un sacrificio che non tutti sono pronti ad affrontare.”
Ulteriori ostacoli che aggravano la gestione delle aziende zootecniche includono la diffusione di malattie animali, come la tubercolosi e la recente blue tongue, che continuano a mettere a dura prova il settore. Inoltre, le problematiche legate ai cambiamenti climatici rendono sempre più complessa la gestione delle risorse, con impatti diretti e imprevedibili su produzione e sostenibilità.
Anche nel seminario che si è tenuto nel capoluogo maremmano è emerso il messaggio chiave dell’importanza di ridefinire il valore e la sostenibilità economica dell’intera filiera agroalimentare toscana. “Un’agricoltura forte è la base della vitalità delle nostre comunità rurali. Se il settore agroalimentare toscano, e dunque anche grossetano, è in crescita,” ha proseguito Capecchi, “è essenziale che anche chi lavora e produce quotidianamente possa beneficiarne. Al momento, però, gran parte del valore aggiunto si disperde lungo la filiera, lasciando a chi produce solo ‘le briciole. Non possiamo permettere che il settore agroalimentare, pilastro della nostra economia e cultura, sia indebolito da dinamiche di mercato sfavorevoli. La nostra richiesta è chiara: garantire una ripartizione equa del valore lungo la filiera, sostenere chi produce e favorire una transizione verso un’agricoltura più sostenibile.”