Appuntamento giovedì 30 gennaio, ore 17.30, a Bagno a Ripoli (Fi), biblioteca comunale

Radices, gli ultimi mezzadri. È in programma per giovedì 30 gennaio (ore 17.30) a Bagno a Ripoli (Fi), alla Biblioteca comunale (Via di Belmonte 38), la presentazione del volume fotografico “Radices, gli ultimi mezzadri. Volti e storie di agricoltori toscani” di Gabriele Tartoni, prodotto da Cia Toscana Centro per Edizioni Operaomnia.

L’iniziativa inaugurerà la mostra fotografica con gli scatti del volume, che sarà visitabile fino al 10 febbraio negli orari di apertura della biblioteca.

Il programma prevede i saluti di Francesco Pignotti, sindaco di Bagno a Ripoli; Paola Nocentini, assessore alla Cultura del Comune di Bagno a Ripoli; Giuliana Righi, Comitato per la cura della Cappellina di Baroncelli e per l’Arte.

Quindi gli interventi di Zeffiro Ciuffoletti, Accademia dei Georgofili; Gian Bruno Ravenni, storico; Gabriele Tartoni, fotografo e autore; e le conclusioni a cura di Sandro Orlandini, Presidente Cia Toscana Centro.

“In un’agricoltura sempre più al centro di grandi cambiamenti – sottolinea Sandro Orlandini, presidente Cia Toscana Centro – è sempre utile valorizzare e tramandare quelli che sono i valori, le peculiarità del mondo rurale toscano. Ricordare le nostre radici è fondamentale per guardare con più competenza e fiducia al futuro”.

“Vogliamo presentare il lavoro di Tartoni in una sede così prestigiosa nella storia di Firenze – evidenzia il direttore Cia Toscana Centro, Lapo Baldini – proprio perché valorizza il lavoro del mezzadro in Toscana e lo consegna a tutti noi come un bene prezioso da conservare, come i nostri agricoltori hanno fatto con il paesaggio che ci circonda”.

“Ho voluto ricordare a modo mio l’ultima generazione di ex-mezzadri e figli di ex-mezzadri con immagini che ritengo rappresentative del ruolo e dell’importanza che questi lavoratori hanno avuto nella tutela del territorio e nella costruzione del paesaggio, in particolare quello toscano”, spiega l’autore Gabriele Tartoni. Il titolo “Radices” ricorda la parte più importante della pianta che però è nascosta, non evidente, così come appare il lavoro degli agricoltori agli occhi di molti che non ne riconoscono appieno i pregi.