In crescita le aziende agricole al femminile. Sono quasi mezzo milione. Detengono il maggior tasso di multifunzionalità, sono le più attente alla biodiversità e hanno performance economiche migliori pur avendo un’estensione ridotta. Donne in Campo-Cia porta in Expo i valori di questa agricoltura. E premia venti imprenditrici di successo.

20150724_cianazionale_expo_assemblea_donneincampo23Il futuro dell’agricoltura è rosa: Donne in Campo porta a Expo il volto innovativo delle aziende agricole. Nella “due giorni” di oggi e domani l’associazione femminile della Cia racconta il volto della contemporaneità grazie all’impegno professionale delle sue imprese. L’assemblea “Diamo valore alla terra, riconosciamo il tuo valore”, coordinata dalla presidente nazionale Mara Longhin all’Auditorium di Palazzo Italia, è stata l’occasione per ribadire che le donne sono un caso di resilienza e di resistenza nei territori rurali, ma soprattutto sono quelle che hanno raccolto per prime e meglio la sfida di dare un futuro all’agricoltura.

Ci sono stati importanti cambiamenti nel mondo agricolo al femminile -ricorda Donne in Campo-. Oggi oltre un terzo delle imprese agricole è condotto da imprenditrici e si stima che da qui al 2020 le donne saranno alla guida del 40% delle aziende. Già oggi le imprese agricole, insieme a quelle del commercio, sono il settore dove più forte è la presenza di imprenditrici.

Sono loro infatti le maggiori protagoniste del “ritorno alla terra”. Un ritorno che è segnato da tre elementi di assoluta innovazione. Il primo è che le imprese al femminile sono quelle a più spiccata multifunzionalità. Più del 50% degli agriturismi in Italia è condotto da donne, a cui si affiancano gli agri-nido e gli agri-asilo, le fattorie didattiche e quelle sociali. Ma multifunzionalità significa anche integrazione di filiera, così oggi le donne in agricoltura danno vita a coltivazioni innovative e a nuove forme di conduzione come ad esempio l’agricoltura sinergica. Canapa per fare filati, olio o allevamento di asini per fare cosmetici, erbe officinali per fare integratori alimentari sono settori riscoperti quasi esclusivamente dalle imprenditrici che hanno trovato nella trasformazione alimentare dei loro prodotti agricoli un nuovo sbocco imprenditoriale. Giova ricordare che, secondo le ultime statistiche, le donne capo azienda sono 497 mila mentre le conduttrici sono 532 mila. È proprio nelle aziende caratterizzate da attività innovative e multifunzionali che le imprenditrici agricole si stanno affermando con ruolo di protagoniste sostenendo non solo l’attività produttiva, ma anche la salvaguardia dell’ambiente e del paesaggio, la tutela delle tradizioni locali e degli antichi saperi e il miglioramento della qualità della vita nelle aree rurali.

L’altro elemento distintivo -aggiunge Donne in Campo- è che le nuove imprenditrici agricole hanno un titolo di studio mediamente più alto dei maschi. Il che significa che le aziende in rosa sono dotate di maggior know-how. Pur avendo una superfice mediamente inferiore a quella delle aziende al maschile, le imprese “rosa” registrano una maggiore intensità di lavoro e dunque una migliore performance di redditività con un più alto valore aggiunto derivante anche dall’opzione di coltivare in biologico, che è la scelta operata dal 90% delle giovani imprenditrici. Sono loro la nuova forza dell’agricoltura italiana.

Ed è proprio su questi temi che si sviluppa il confronto di Donne in Campo che propone venti “case history” di successo. Succederà nella giornata di domani, 25 luglio, quando, nello spazio “Me and We Women for Expo” all’interno di Palazzo Italia, l’associazione femminile della Cia premierà venti giovani imprenditrici: per la Liguria Barbara Fidanza dell’Azienda agricola biologica “Il Germoglio”; per il Lazio Pina Terenzi dell’Azienda vinicola “Terenzi”; per le Marche Lea Luzi dell’Azienda agricola “Monterosso”. Arrivano invece dall’Abruzzo Valeria Gallese dell’Azienda “L’Aquilana” e  Rossella Di Nisio dell’Azienda agricola “Le nostre radici”. Per il Veneto viene premiata Sonia Longhin dell’Azienda “La Vaccheria”, dal Piemonte Sandra Arneodo della “Fattoria dell’Aglio”. Le premiate della Lombardia sono Sofia Montorfano dell’Azienda agricola “San Damiano”, Beatrice Arrigoni dell’Azienda agricola “Beatrice Arrigoni”, Cristina Binda dell’Azienda agrituristica “Cassina Enco”. Dal Trentino arriva Claudia Casagrande dell’Azienda agricola “G.A. Manci”, mentre per la Toscana vengono premiate Elisa Bigiarini rappresentante legale della Soc. agricola “Tenuta La Casuccia” e Paola Corridori dell’Azienda agricola biologica “Podere Santa Francesca”. Per l’Umbria riconoscimenti a Letizia Tiezzi dell’Azienda agricola “Tiezzi” e Antonella Giovannini dell’Azienda agricola “Colle Rocchetta”. Per la Puglia viene premiata Rosaria Ponziano dell’Azienda agricola “Ponziano Rosaria Società agricola bio2P srl” e dalla Sicilia arrivano Fiorella Mortillaro dell’Azienda agricola “Lucca Sicula” e Daniela Di Garbo dell’Agriturismo “Bergi”.

A premiare queste imprenditrici saranno l’onorevole Susanna Cenni (commissione Agricoltura della Camera) e la presidente di Donne in Campo Mara Longhin. La giornata sarà anche l’occasione per una prima proiezione di “Bioresistenze”, il docu-film di Guido Turus sulla centralità agricola e in cui le donne sono rilevanti protagoniste. A concludere i lavori sarà la relazione della vicepresidente vicaria della Cia, Cinzia Pagni.


Dai campi ai buffet a filiera corta: dalle Donne in Campo nasce l’AgriCatering

Il progetto vincitore del Concorso sull’imprenditoria femminile “We Women for Expo” al centro dell’assemblea dell’associazione femminile della Cia. Un nuovo “business” con un potenziale da 150 milioni di euro l’anno.

Volete portare la campagna in tavola valorizzando al massimo la qualità e la biodiversità? Nessun problema, ci pensa l’AgriCatering. Da oggi ricevimenti, banchetti, il coté gastronomico degli eventi non sarà più lo stesso. Profuma dell’eccellenza agricola italiana. Si chiama Agricatering ed è il progetto che ha vinto il concorso “We Women For Expo”. Lo hanno proposto e realizzato le imprenditrici di Donne in Campo, l’associazione delle imprese agricole femminili della Cia. E questo progetto è stato uno dei temi centrali dell’Assemblea di Donne in Campo, oggi all’Auditorium di Palazzo Italia, all’interno della terza giornata di Cia in Expo.

Scoprire e rilanciare le antiche ricette dei territori rurali con prodotti di stagione appena raccolti e subito cucinati, valorizzare il protagonismo delle donne dell’agricoltura depositarie dei saperi contadini, creare un rapporto diretto fra produttore e consumatore anche a tavola, offrire nuove occasioni di reddito alle aziende agricole “rosa” e contribuire alla difesa dell’ambiente accorciando la filiera e “sfruttando” tutte quelle produzioni locali che necessitano di minori quantità di combustibili fossili per essere coltivate e trasportate: questi gli obiettivi dell’AgriCatering, che prevede appunto l’offerta di servizi di catering a filiera corta, dove tutto nasce direttamente dal lavoro nei campi senza intermediazioni.

Il progetto non ha solo un  alto valore culturale e sociale, ma anche economico: proiettata su scala nazionale, infatti, è un’operazione che rivela un potenziale da 150 milioni di euro l’anno. Aprendo una nuova frontiera dell’agricoltura al femminile che coglie appieno la spiccata vocazione del settore alla multifunzionalità.

L’AgriCatering è già partito in via sperimentale in Toscana e in Basilicata, ma ora lo scopo è di creare una vera e propria “rete” nazionale, tramite le associazioni territoriali di Donne in Campo, presenti su tutto il territorio italiano. E per fare questo, le imprenditrici agricole della Cia si sono già dotate di un regolamento ben preciso, un marchio “ad hoc” e un rigido disciplinare.

“I prodotti agricoli impiegati nell’attività di Agricatering -recita il disciplinare- devono provenire prevalentemente dall’impresa, singola o associata, beneficiaria del marchio e dal territorio un cui essa opera”, proprio perché “Donne in Campo promuove un modello di catering coerente con il territorio agricolo produttivo e con l’identità degli spazi rurali e caratterizzato da un forte contenuto di autenticità e da un robusto legame con solide tradizioni e usanze”. Anche per questo, si legge ancora nel disciplinare, “le imprese agricole beneficiarie del marchio devono proporre ricette della tradizione del territorio di riferimento, offrendo in particolare quelle legate alle culture rurali e alla biodiversità locale”. Inoltre, nei Menù si deve specificare sia “la provenienza dei prodotti, i tipi di produzione, la stagionalità degli alimenti e i requisiti del servizio (cottura forno a legna ecc.)” che “il risparmio energetico e di combustibili fossili dovuti alle minori distanze e alla stagionalità dei prodotti e l’utilizzo dei materiali usati nell’effettuare il servizio di catering: suppellettili lavabili o in materiali biodegradabili”.

L’AgriCatering, ha spiegato la presidente di Donne in Campo Mara Longhin a Expo, “porta con sé molteplici vantaggi: offrire ai clienti di rinfreschi e buffet, feste ed eventi, prodotti locali e di stagione, soprattutto quelli dimenticati o a rischio, contribuendo alla tutela della biodiversità; avere una funzione anche educativa e culturale nei confronti dei consumatori, soprattutto dei giovani, che avranno l’opportunità di conoscere ricette e sapori contadini forse nemmeno mai conosciuti; nonché valorizzare le competenze e le capacità creative delle donne dell’agricoltura, che combattono la crisi creando una nuova forma di integrazione al reddito agricolo”.

Insomma “le donne, ancora una volta, in un momento economico difficile, creano innovazione nella tradizione -ha aggiunto Longhin-. Creano ‘l’AgriCatering Donne in Campo’ per continuare a rimanere legate alla loro terra portando a tavola i suoi frutti e parte di se stesse e della loro identità”. Tra l’altro, proprio “la convivialità rappresenta il processo con cui l’agricoltura condivide la sua quasi invisibile capacità di portare quel benessere di cui oggi si avverte la necessità: l’armonia dei sensi, il sapore della vita e della semplicità, la gioia della condivisione, l’arte del non superfluo”.

“Le donne che fanno e faranno Agricatering -ha ribadito il presidente della Cia, Dino Scanavino, chiudendo l’assemblea di Donne in Campo- non porteranno sulle tavole solo del buon cibo, ma anche le tradizioni e le culture dei territori di provenienza”. E “i prezzi saranno in linea con quelli proposti dai servizi di catering convenzionali di buon livello, ma l’AgriCatering, utilizzando prodotti a ‘filiera cortissima’, potrà beneficiare di un vantaggio competitivo che riverserà, in valore, dentro la qualità degli alimenti nel piatto. Insomma, prodotti ai più alti standard qualitativi, garantiti dall’agricoltore stesso che li ha coltivati -ha chiosato Scanavino-. Crediamo in un buon risultato di questa idea, sperando che l’eccesso di burocrazia, che spesso ostacola i processi imprenditoriali in agricoltura, non vanifichi il nostro lavoro”.


Fonte: Cia nazionale