Nato da un progetto della Confederazione, ha impegnato Guido Turus in un viaggio di 5 mila chilometri alla ricerca di chi coltiva con la legalità le terre confiscate alla mafia, di chi fertilizza le montagne con le proprie greggi, di chi tra solidarietà e impegno sociale custodisce la biodiversità.
26 settembre 2015 – Vedere e narrare l’agricoltura con altri occhi, elevare la testimonianza a emozione, raccogliere con un taglio che si avvicina ai film del neorealismo e con il rigore dello studio antropologico per dire che esiste un’altra agricoltura. Quella che non va di moda, quella che non fa notizia, quella che tutela la biodiversità, la legalità, la solidarietà. Quella che non pensa solo al mercato, ma si offre come sostentamento, quella che è lontana anni luce dall’omologazione, ma difende la propria identità. Nasce da questa esigenza “Bioresistenze”, che potremmo anche chiamare “bio-esistenze”. È un docufilm che Guido Turus ha realizzato compiendo un viaggio di 5 mila chilometri alle radici del valore umano, dell’esperienza rurale, della sapienza agricola, del patrimonio naturale.
Il progetto, sostenuto dalla Cia con l’approvazione del Mipaaf, si è tradotto in un film che è insieme opera cinematografica e cronaca giornalistica. È stato proiettato oggi in anteprima a Expo, nel Teatro della Terra del Biodiversity Park. Alla proiezione è seguito un dibattito animato dall’autore, insieme a Dino Scanavino (presidente nazionale della Cia); Angelo Zucchi (capo della Segreteria politica del ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina); Antonio Gaudioso (segretario generale di Cittadinanzattiva); Alessandra Guigoni (antropologa dell’Alimentazione e membro dell’Istituto Europeo di Design) e da Cinzia Scaffidi (vicepresidente di Slowfood).
“Per la Cia -sostiene il presidente Scanavino- si tratta di un impegno di testimonianza e della volontà di diffondere e far comprendere il valore del lavoro agricolo. Le storie raccolte da Turus sono una sorta di manifesto per biografie e immagini dei valori alti dell’agricoltura: la solidarietà, la tutela della biodiversità, la difesa della legalità, che sono le qualità a cui da sempre è ispirata l’azione di rappresentanza della Cia. Crediamo, con questa operazione che è insieme culturale e documentale, di aver rimesso l’agricoltura al centro dell’Expo. Bioresistenze sarà lo strumento attraverso il quale noi vogliamo rappresentare l’insostituibile ruolo sociale ed economico del lavoro agricolo, oltre al suo valore antropologico”.
Guido Turus racconta così il percorso che lo ha portato a compiere Bioresistenze: “E’ stata un’esperienza entusiasmante. Ogni tappa di questo mio viaggio mi ha arricchito, gli incontri con queste coltivatrici e con questi agricoltori raccontano una storia che pare scomparsa dall’attenzione del mondo, dei media, come se il lavoro della terra non meritasse di essere narrato nella sua complessità che è fatta di fatica, di passioni, di rinunce e di obbiettivi alti: mettersi in sintonia con la natura per nutrire gli uomini. In fin dei conti Bioresistenze -di cui rivendico anche il compito divulgativo e il ruolo educativo- altro non è che il manifesto per immagini di ciò che Expo vuole rappresentare: la sfida di nutrire il pianeta, preservando il pianeta”.
Fonte: Cia nazionale