Intervista a Fabiano Busdraghi giovane agricoltore del Comune di Suvereto

Fabiano, nell’agriturismo Poggio Diavolino di Suvereto (LI), coltiva più di cento varietà di verdure antiche. Gli abbiamo chiesto di cosa si tratta e perché coltivarle.

Cosa sono le verdure antiche?

Sono considerate “antiche” tutte le varietà di ortaggi coltivate almeno da prima degli anni ’40. Sono quindi verdure antiche tutte le varietà tradizionali coltivate da tempi immemori in un territorio determinato, come per esempio la trombetta d’Albenga. Esistono però anche molte altre verdure coltivate in tempi ancora più remoti e oggi quasi scomparse. L’esempio più eclatante è quello della pastinaca, parte integrante dell’alimentazione degli antichi romani, oggi è praticamente assente dalle nostre tavole. Per estensione poi vengono incluse tutto un insieme di verdure rare, inusuali, dall’aspetto curioso o semplicemente esotiche: tuberina, cerfoglio tuberoso, mandorla di terra… Ecco allora che ha senso parlare anche di verdure dimenticate, nel senso “dimenticate” dall’agricoltura predominante.

Perché riscoprire questi ortaggi?

Innanzitutto si tratta di prodotti molto particolari, accattivanti e visivamente diversi dalle verdure a cui siamo abituati. Basti pensare alle patate a polpa viola, ai pomodori blu, alle zucche dalle forme più strane… e ai tanti altri ortaggi ancora più esotici e stravaganti. In secondo luogo le verdure antiche sono quasi sempre più buone delle varietà moderne, coltivarle permette davvero di mettere sulle nostre tavole la miglior qualità immaginabile. Per finire, preservare la biodiversità è fondamentale, perché è proprio nella diversità genetica che le verdure – come del resto tutti gli esseri viventi- trovano le armi per sopravvivere, adattandosi per esempio al cambiamento climatico o a nuovi insetti e malattie.

Perché allora non vengono più coltivate?

Le verdure antiche di solito sono molto meno produttive delle varietà moderne. Oppure la raccolta è difficilmente meccanizzabile. O ancora sono più fragili, nel senso che spesso viaggiando si deteriorano, oppure vanno consumate immediatamente dopo la raccolta. Tutto questo ne complica o rende addirittura impossibile la vendita nella grande distribuzione.

Vale la pena allora coltivarle?

Innanzitutto le verdure antiche sono spesso più rustiche degli ortaggi moderni. Alcune si accontentano di terreni meno fertili quindi non richiedono concimazioni troppo spinte, altre hanno meno esigenze idriche dunque possono essere coltivate anche dove l’acqua scarseggia… insomma, le verdure dimenticate sicuramente non sono competitive in termini di quantità di raccolto, ma rappresentano un’ottima alternativa per ridurre l’impatto ambientale dell’agricoltura e creare sistemi sostenibili anche sul lungo periodo.
Bellezza e caratteristiche gastronomiche poi le rendono interessanti come prodotti di nicchia di alta qualità. Ecco allora che le verdure dimenticate rappresentano un ottimo prodotto tipico o specialità locale che assume tutto il suo senso se destinato al chilometro zero e alla vendita diretta dal distributore al consumatore.

Per ulteriori informazioni: www.agriturismodiavolino.com