Incontro alla sede Cia regionale, con l’assessore all’agricoltura e vicepresidente della Regione Toscana Stefania Saccardi. Tanti i temi in ballo (dall’irrigazione agli ungulati) uniti dall’esigenza di un dialogo più costante e costruttivo fra istituzioni e mondo agricolo. Le videointerviste al presidente regionale Cia Luca Brunelli e al direttore Giordano Pascucci

Concertazione deve essere la parola chiave di tutte le prossime scelte politiche che riguardano l’agricoltura toscana. Anche perché gli agricoltori aspettano delle risposte urgenti, che fino ad oggi, dalle istituzioni nazionali e dalla Regione, non sono arrivate, o sono arrivate in modo parziale e non risolutivo dei tanti problemi che attanagliano le nostre aziende.

Dalla PAC che sarà operativa a partire dal 2023, al Piano Strategico Nazionale e al PSR, senza dimenticare le risorse a disposizione nel PNRR (Piano Nazionale Ripresa e Resilienza). Intanto però serve una strategia chiara ed urgente per risolvere il problema ungulati e predatori; così come serve un piano irriguo regionale in tempi rapidi. Sono state queste, in sintesi, le istanze della Cia Agricoltori Italiani della Toscana avanzate all’assessore all’agricoltura e vicepresidente della Regione Toscana, Stefania Saccardi, che ha partecipato ad un incontro alla sede Cia regionale con il presidente Cia Toscana Luca Brunelli, il direttore Giordano Pascucci e i presidenti e direttori delle Cia provinciali. Molti i temi posti all’attenzione dell’assessore Saccardi, ma su questi temi, come detto, la Cia e gli agricoltori toscani, attendono risposte.


Il direttore Cia Toscana Pascucci: «Scelte condivise da non sbagliare»

I temi più attuali ribaditi anche nell’ultima giunta regionale Cia, in cui si è fatto il punto sulla positiva partecipazione al G20 di Firenze, dove le aziende Cia sono state protagoniste.
«È emersa la grande qualità dell’agricoltura toscana, eccellenze e biodiversità di cui è ricca la nostra regione, così come la qualità delle nostre aziende – sottolinea il direttore di Cia Agricoltori Italiani della Toscana Giordano Pascucci -. Ma sono emersi anche i problemi: ungulati, irrigazione e cambiamenti climatici. Per questo c’è bisogno di sostenere gli investimenti che fanno le imprese, c’è bisogno di scrivere e preparare bene un progetto, i nostri agricoltori hanno le idee chiare ma vanno fatte le scelte giuste. La UE ci chiede scelte precise sulla PAC del futuro; deve esser scritto il Piano strategico nazionale che gestirà i prossimi cinque anni dello sviluppo rurale e della Pac; c’è da sostenere con le risorse del PNRR quelle che sono le strategie dell’agricoltura. Insomma, ci sono da fare scelte, ma per farle giuste bisogna discuterne: chiediamo che le istituzioni, dal Ministero alla Regione, di condividerle con il mondo agricolo, trovarsi nei tavoli per valutare cosa fare e come farlo, con quali criteri e priorità. La parola chiave è concertazione, per dare le risposte che servono all’agricoltura toscana, in primis per le principali emergenze, ovvero ungulati e irrigazione».


Il presidente regionale Cia fa il punto sui temi caldi dell’agricoltura toscana

Biologico e sostenibilità economica

La Toscana punta sul biologico, come ha confermato l’assessore Saccardi in una conferenza stampa, evidenziando come siano state finanziate tutte le domande pervenute e l’obiettivo del 35% della superficie regionale a biologico. Ecco cosa ne pensa il presidente Cia Toscana, Luca Brunelli: «Condividiamo l’aspettativa della Regione Toscana di puntare verso un’agricoltura sostenibile, che è quella che deve garantite un reddito agli agricoltori, che siano essi biologici o che abbiano fatto altre scelte. Ritengo che puntare su qualità e salvaguardia della natura sia una scelta vincente, ora dobbiamo trovare strumenti ed economie per poter premiare la scelta del biologico per gli agricoltori che vanno in questa direzione, e mantenere alta la capacità di sviluppo delle aziende e, quindi, trovare risorse che permetteranno alle aziende di crescere, di svilupparsi e affrontare i mercati, investendo in innovazione e ricerca per fare un’impresa moderna. Risorse che potranno esserci anche in futuro, anche grazie al Piano strategico nazionale, visto che il biologico va in un plafond che premia atteggiamenti positivi che vanno in un sistema nazionale. E le aziende che non fanno biologico possono stare tranquilli e se verrà ascoltata la voce della Cia: l’agricoltura integrata è l’altro ramo della sostenibilità, bisogna guardare anche a nuove tecnologie come nel caso dell’agricoltura di precisione».


Indennità compensativa, risorse per le aree rurali

«La vita nelle aree rurali deve essere sostenuta ed aiutata – sottolinea Luca Brunelli -. Dalla Regione Toscana oltre 20 milioni di euro per l’indennità compensativa, come richiesto dalla Cia Toscana, che ringrazia per questa scelta. Una boccata d’ossigeno verso tutti quegli agricoltori che operano nelle aree rurali più difficili. Abbiamo bisogno di sostenere questi territori con scelte importanti, con servizi, scuole, dignità: e dobbiamo dare a questa agricoltura un possibile sviluppo utilizzando la nuova PAC».


SOS acqua: solo il 9% dei campi e irrigato

L’acqua è una vera emergenza. «La Toscana è orfana di un progetto agricolo che guarda al futuro – evidenzia il presidente Cia Brunelli -. La Toscana deve continuare a puntare sulla qualità. Per fare qualità occorre puntare ad una capacità irrigua totale, la Toscana ha solo il 9% della superficie irrigua. Questo non è assolutamente sufficiente, non possiamo pensare di avere agricoltura fra venti anni senza una progettualità che metta l’irrigazione in primo piano: se non riusciamo irrigare i nostri vigneti, oliveti e le nostre colline non avremo più produzioni. È uno sforzo importante, oggi dobbiamo approfittare del Pnrr laddove è possibile, ma dobbiamo guardare oltre agli schemi attuali. Progettare una realtà irrigua in Toscana non è più rimandabile: la Regione si deve prendere la responsabilità di animare il tavolo sul tema acqua e di essere protagonista di indirizzo e di sviluppare questo progetto. Che non può essere demandato neanche ai Consorzi di Bonifica; qui ci deve essere una scelta politica chiara, di che cosa vuole fare la Regione insieme ai propri agricoltori e quale agricoltura pensare per i prossimi cinquanta anni».


Ungulati, non parliamo più di emergenza

«Non si può parlare più di emergenza, ormai è una situazione ordinaria – commenta Brunelli -. È il risultato di una incapacità legislativa, non ci possiamo più permettere di parlare di salvaguardia ma di gestione faunistica e questo vale per tutte le specie (cinghiali, tutti gli ungulati, corvidi). Inoltre, va affrontata con coraggio la questione attacchi da lupi: oggi i nostri allevatori di ovini e bovini, subiscono continui attacchi ed è diventato impossibile allevare, come è sempre stato nel passato. Quei territori hanno bisogno di allevamenti, che creano quel presidio che è l’unico possibile. Quindi parlare di equilibrio faunistico vuol dire parlare di futuro delle aree rurali. Bisogna modificare la Legge 157, avere il coraggio e la forza politica di affrontare il tema con strumenti nuovi, non continuando a delegare solo ai cacciatori, che da soli non ce la fanno anche per numeri minori rispetto al passato. Bisogna pensare a prelievi con strumenti innovativi, di conseguenza immaginare nuovi metodi per raggiungere questo obiettivo».


Pac: costruire l’agricoltura del futuro

«Subiamo un ritardo di scelte, siamo nel periodo transitorio, con regole vecchie per decidere le risorse della nuova programmazione, mentre gli agricoltori hanno bisogno di strumenti innovativi al passo con i tempi. Occorre una PAC dinamica – sottolinea Brunelli -. Devo però denunciare una mancanza di capacità di dialogo tra istituzioni e mondo dell’agricoltura. Serve condivisione e leggere le condizioni attuali per fare le scelte giuste; io credo nella concertazione per fare quelle scelte, individuare insieme i problemi e dare le soluzioni. Noi come Cia crediamo di avere le soluzioni e mettiamo questo patrimonio a disposizione dell’intero sistema agricolo. Ma chiediamo ascolto, occorre fare scelte importanti, perché la nuova Pac può essere un elemento che aiuta l’agricoltura, ma può anche sancire l’uscita degli agricoltori dal sistema agricolo. E siccome questo non ce lo possiamo permettere, è opportuno che le scelte della Pac vengano fatte in funzione di uno sviluppo e capacità di indirizzo, con un approccio che permetta alle aziende di essere imprese agricole, garantendo un reddito ed una permanenza nelle aree rurali».


Tratto da Dimensione Agricoltura n. 10/2021