Questa poesia di Giuseppe Ungaretti rende bene l’idea di come si possono sentire i pensionati, e non solo loro, quando si parla di erogabilità di alcune prescrizioni anche di farmaci in nome dell’appropriatezza.
di Enrico Vacirca
Certo si riconosce che c’è una stretta necessità di ridurre gli sprechi nella Sanità e l’appropriatezza delle prescrizioni può essere uno strumento, ma, visto gli emendamenti approvati con l’ultima legge che opera dei tagli sul sistema socio-sanitario, c’è l’apprensione che siano sempre gli “ultimi” a pagare.
Infatti recentemente è stato presentato oggi dal Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin ai sindacati medici l’ultima versione del decreto sulle prestazioni inappropriate. La proposta è che siano 208 le prestazioni specialistiche a prescrizione limitata riguardanti tra l’altro odontoiatria, radiologia, prestazioni di laboratorio e non solo.
ùLa domanda è questi tagli delle prescrizioni saranno più consono alle esigenze delle ditte produttrici, dei medici o dei pazienti? La stessa cosa lo è per i farmaci. Prescrivere una intera confezione di un farmaco che contiene dosi molto superiori alla necessità terapeutica di un paziente (per esempio per 10 giorni invece il paziente ne dovrebbe assumere per 3 giorni ) a parer nostro oltre è non solo inappropriato ma un vero e proprio spreco.
In altri paesi europei si somministra dalla farmacia solo la dose necessaria per la terapia … sarebbe così difficile farlo anche in Italia? Quali interessi scatenerebbe?