La ministra: «Puntiamo su filiere, investimenti e infrastrutture»


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“Se la posta in gioco è enorme, altrettanto forte deve essere allora la determinazione a mantenere e rafforzare, facendo tesoro anche delle difficoltà registrate in questi mesi, la nostra leadership globale, per continuare a dire: noi siamo l’Italia e l’Italia fa bene. Anche e soprattutto in agricoltura e nell’agroalimentare, parte rilevante dell’interesse nazionale e attore protagonista della ripresa. Non lo dico pensando solo ai prodotti, alle nostre eccellenze, alla nostra capacità indiscutibile di rafforzare il legame inscindibile tra prodotti e territori. Piuttosto, ed è la radice da cui muove la nostra Strategia nell’ambito del Piano nazionale Ripresa e Resilienza, all’agricoltura come paradigma”.

Così la Ministra Teresa Bellanova, intervenendo oggi all’Assemblea Nazionale CIA “Agricoltura – Territorio – Società: Riprogettiamo il futuro”.

“Adesso”, ha proseguito la Ministra, “siamo al lavoro sulla Legge di bilancio, passata all’esame delle Camere, con cui destiniamo al settore ben oltre 1miliardo, confermando le priorità su cui vogliamo continuare a scommettere e la cui rilevanza abbiamo affermato in tutti questi mesi: filiere, investimenti, infrastrutture”.


Puoi rivedere l’Assemblea nazionale qui:


Di seguito, l’intervento integrale della Ministra:

Buongiorno a tutte e a tutti voi,

saluto il Presidente Scanavino e il Vicepresidente Di Zio, il Segretario della Cgia di Mestre Mason,  i colleghi di Governo invitati a questa Giornata,  tutti coloro che sono collegati con noi da remoto, e vi ringrazio per aver voluto condividere questo momento importante della vostra vita associativa.

Voi dite: agricoltura e filiera alimentare al centro del futuro che dobbiamo riprogettare.

Con me, lo sapete, sfondate una porta aperta. L’avevo detto al momento del mio insediamento: agricoltura e filiera agroalimentare al centro dell’agenda economica e sociale del Paese. L’ho ribadito sui tavoli europei nei mesi più difficili della pandemia, affermando la necessità di un Piano straordinario per l’agricoltura con risorse extra PAC.

Tavoli europei dove abbiamo appena concluso, con risultati che io considero positivi – ne parlerò successivamente – il negoziato sulla nuova PAC. E dove siamo riusciti a conquistare adesioni e attenzione sulla nostra battaglia per difendere il diritto dei consumatori ad informazioni corrette e trasparenti nelle etichette nutrizionali fronte-pacco, sull’obbligatorietà dell’etichetta d’origine, sulla nostra politica a tutela delle fragilità alimentari.

L’ho detto a proposito del Recovery Fund: il Piano Nazionale Ripresa e Resilienza deve avere un cuore agricolo. Progettare il futuro è ineludibile. E in questi mesi il mio assillo è stato uno solo: mettere in sicurezza la filiera agroalimentare perché solo a questa condizione siamo credibili quando diciamo di voler programmare il rilancio. Perché accada, è necessario indicare priorità e strategie.

Non è retorica quando chiedo: vogliamo ancora essere la seconda manifattura d’Europa e la settima nel mondo? Questo Paese vuole mantenere la sua leadership agroalimentare nel mondo? La mia risposta è scontata, perché la ricchezza si può distribuire solo se la si produce. Altrimenti ci si condanna ad una visione perdente di un assistenzialismo improduttivo e spesso malsano.

Se la posta in gioco è enorme, altrettanto forte deve essere allora la determinazione a mantenere e rafforzare, facendo tesoro anche delle difficoltà registrate in questi mesi, la nostra leadership globale, per continuare a dire: noi siamo l’Italia e l’Italia fa bene.
Anche e soprattutto in agricoltura e nell’agroalimentare, parte rilevante dell’interesse nazionale e attore protagonista della ripresa. Non lo dico pensando solo ai prodotti, alle nostre eccellenze, alla nostra capacità indiscutibile di rafforzare il legame inscindibile tra prodotti e territori.

Piuttosto, ed è la radice da cui muove la nostra Strategia nell’ambito del Piano nazionale Ripresa e Resilienza, all’agricoltura come paradigma. Un concetto che voi avete ribadito più volte nei mesi scorsi nel corso degli appuntamenti dedicati a “Il Paese che vogliamo”.  Mi riferisco a tutto quello che l’agricoltura convoca: buon cibo come garanzia di salute e sicurezza alimentare; pratiche di buona coltivazione come presidio del territorio, cura del suolo, difesa di beni innegoziabile come aria e acqua, salvaguardia e ricucitura del paesaggio; valorizzazione della biodiversità a tutela degli ecosistemi; contrasto ai cambiamenti climatici e al dissesto idrogeologico; contributo determinante al ripopolamento delle aree interne; incrocio con i sistemi della logistica e della portualità, con i nuovi sistemi di impresa a supporto della produzione e dell’internazionalizzazione; alleanza tra ecologia, innovazione, biotecnologie sostenibili.

Saper dirigere e spendere bene le risorse significa allora semplicemente questo: se fronteggiamo l’emergenza nel modo giusto, investendo esattamente dove è necessario, difendiamo i nostri settori strategici e già questo significa, contemporaneamente, preparare il rilancio, investire sul futuro. Vanno esattamente in questa direzione gli oltre quattro miliardi che in questi mesi abbiamo messo a disposizione del settore.  Per esempio il miliardo e oltre destinato all’esonero contributivo, le risorse a sostegno del settore vitivinicolo, il rifinanziamento del Fondo solidarietà nazionale per continuare a sostenere le imprese colpite dalla cimice asiatica, il sostegno alle attività turistiche e a quelle della ristorazione operanti nelle aree protette nazionale; il credito d’imposta per aumenti di capitale, le garanzie per la liquidità delle imprese agricole e della pesca con i 350milioni assegnati ad Ismea, i contributi a fondo perduto, i mutui a tasso zero a favore delle aziende agricole.

Lo abbiamo fatto condividendo passo dopo passo gli interventi, in un confronto serrato con tutte le associazioni. Individuando le misure più adeguate a un momento così straordinario in cui questo settore ha dato una eccezionale prova di sé e del suo ruolo, anche a garanzia della coesione sociale.

Abbiamo disegnato veri e propri modelli innovativi: il Fondo emergenze alimentari dove teniamo insieme sostegno alle fragilità alimentari, sostegno alla filiera italiana, contrasto allo spreco. Il Fondo Ristorazione dove intrecciamo sostegno alla ristorazione, rilancio degli acquisti, sostegno alla filiera agroalimentare made in Italy e alla materia prima di territorio, lotta allo spreco. Una misura importante, prorogata su esplicita sollecitazione del settore al 15 dicembre. Modelli che riteniamo possano fare scuola in Europa anche nell’ambito della Strategia Farm To Fork.

Adesso siamo al lavoro sulla Legge di bilancio, passata all’esame delle Camere, con cui destiniamo al settore ben oltre 1miliardo, confermando le priorità su cui vogliamo continuare a scommettere e la cui rilevanza abbiamo affermato in tutti questi mesi.

Filiere, investimenti, infrastrutture.

Filiere, cui destiniamo 150 milioni. Strategiche per valorizzare la materia prima dei territori ed equilibrare l’intera catena del valore lungo tutti gli anelli fino ai banchi e agli scaffali. Se le rafforziamo, anche accorciandole senza ansie protezionistiche, agiamo contemporaneamente sulla sostenibilità e su maggiori garanzie a tutela del lavoro.

Quindi, “Donne in campo”.

Una misura in cui credo molto, che confermiamo per il secondo anno, come confermiamo il sostegno all’occupazione giovanile con il pagamento dei contributi per i primi 24 mesi a carico dello Stato; l’esenzione Irpef dei redditi dominicali e agrari dei coltivatori diretti e degli imprenditori agricoli professionisti;  il Rifinanziamento dei Fondo di solidarietà per gli interventi assicurativi;  la proroga del bonus verde per città sempre più green; il rifinanziamento del Programma triennale della Pesca e dell’Acquacoltura; il rafforzamento del Fondo Emergenze Alimentari con un investimento di 40 milioni per il 2021; il potenziamento degli investimenti e degli interventi per le infrastrutture irrigue, cui destiniamo oltre 630milioni di euro da qui ai prossimi 7 anni.

Un impianto solido che conferma la strategicità di questo settore; scongiural’aumento della pressione fiscale per le imprese agricole, rafforza le politiche per la crescita competitiva, agisce come elemento di congiunzione con il lavoro sulla nostra Strategia nel Piano nazionale di Ripresa e Resilienza e quello che ci attende sul Piano Strategico Nazionale in vista della Pac Post 2020.

E vengo alla Pac e alla nostra Strategia nel PNRR. Abbiamo sempre lavorato per una PAC più inclusiva, moderna, fortemente orientata alle nuove sfide ambientali e alla competitività del settore agricolo e agroalimentare. L’accordo che abbiamo raggiunto in Consiglio, questi principi li contiene tutti. E segna un’evoluzione storica dell’impianto tradizionale della politica agricola: per la prima volta, i fondi della PAC saranno assegnati in base ai risultati raggiunti anziché al mero rispetto delle norme di conformità.  Cito solo alcuni dei traguardi positivi.

Buono il risultato raggiunto sulle nostre produzioni bandiera. Finalmente saremo in grado di attuare interventi di investimento e ristrutturazione nel settore dell’olio di oliva, e potremo continuare a sostenere il settore vitivinicolo, ad esempio finanziando l’impianto di nuovi vigneti.

Positiva l’attenzione sui giovani e sui piccoli agricoltori. I primi potranno beneficiare di un contributo per iniziare l’attività fino a 100.000 euro – misura attivabile già in questi due anni di transizione con le risorse della Next Generation Ue – per i secondi è prevista maggiore semplificazione e l’esonero da eventuali tagli dei pagamenti diretti necessari per costituire una riserva anticrisi.

Più che positiva una novità da noi fortemente voluta. La possibilità di destinare una percentuale dei pagamenti diretti alla costituzione di un fondo di mutualizzazione da attivare per il risarcimento dei danni subìti dagli agricoltori per le calamità di carattere catastrofale. Un passaggio epocale. Per la prima volta, a livello europeo, si riconosce il principio che i pagamenti diretti disaccoppiati dalla produzione possano essere destinati al sostegno di misure volte a migliorare la capacità di adattamento del settore agricolo ai cambiamenti climatici.

Adesso, una volta approvata definitivamente la riforma, toccherà a noi tradurre gli obiettivi della sostenibilità, sempre più parola chiave, in azioni concrete, a partire dalla definizione del nuovo Piano Strategico nazionale, che dovremo presentare alla Commissione europea entro la fine del prossimo anno, e per la cui predisposizione ho intenzione di istituire nei prossimi giorni un Tavolo di partenariato nazionale.

Sarà quello il luogo privilegiato di confronto aperto a tutti i rappresentanti del modo produttivo, istituzionale e della società civile, ai quali chiederemo di contribuire attivamente alla predisposizione di un documento di programmazione fondamentale per il futuro del settore e per il contributo che l’agricoltura e l’agroalimentare potranno assicurare alla transizione verde dell’intera economia del nostro Paese.

E qui particolarmente importante sarà il contributo allo sviluppo del settore agricolo che sarà assicurato dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), i cui interventi, per quanto ci riguarda, sono stati progettati in modo da completare ed integrare quelli del Piano strategico della PAC.I contenuti della Strategia nazionale nel PNRR li abbiamo già condivisi in altre occasioni.

Ricordo qui per necessità di sintesi i macro-obiettivi che la orientano: competitività del sistema alimentare a partire dal potenziamento delle filiere dall’ammodernamento dei sistemi produttivi; meccanizzazione per accelerare la transizione verde e digitale;  produzione energetica da fonti rinnovabili; riduzione delle emissioni e miglioramento della sostenibilità dei processi produttivi; miglioramento della capacità di adattamento ai cambiamenti climatici e prevenzione del dissesto idrogeologico con l’obiettivo di realizzare il Piano di azione nazionale per rafforzare la resilienza dell’agroecosistema irriguo sulla scorta dell’esperienza maturata con il primo Piano Invasi, grazie a interventi sulle grandi reti di accumulo e di distribuzione delle acque condivisi con gli altri Ministeri interessati; rafforzamento della resilienza e della vitalità dei territori rurali, comprese le aree a fallimento di mercato; gestione forestale sostenibile che io ritengo deve essere una carta importante per la tutela del territorio e la creazione di  nuova occupazione.

Sapete bene, per averlo condiviso in altre occasione, che molte delle vostre parole d’ordine sono anche le nostre. E’ orizzonte comune rendere questo settore sempre più inclusivo e attrattivo per le nuove generazioni e le donne. Orizzonte comune l’agricoltura multifunzionale e il legame sempre più forte tra agricoltura e ospitalità. Per molti territori rurali una carta straordinaria da giocare, che dobbiamo saper valorizzare appieno.

Obiettivo comune l’urgenza di salvaguardare beni non riproducibili come suolo, acqua, aria, senza ulteriore consumo di suolo, rafforzare il sistema dell’innovazione e della ricerca perché i tre pilastri della sostenibilità sociale, ambientale, economico, siano realmente garantiti e perché questo settore possa rappresentare una delle più convincenti risposte al bisogno di lavoro che, non dimentichiamolo mai, anche in agricoltura deve essere equo, dignitoso, gratificante e qualificato per le nuove generazioni.

Voi sollecitate la necessità di un cambiamento profondo che coinvolga tutti i segmenti produttivi e sociali. Ho appena indicato quello su cui sono impegnata in prima persona. Un cambiamento che richiede a tutti piena responsabilità e capacità di mettersi realmente in gioco abbandonando pigrizie, rendite di posizione, schemi desueti e ormai logori. Sarà necessario metterlo in campo anche grazie a un confronto serrato, franco e costruttivo, e una altrettanto rigorosa operatività.

Grazie per questa occasione, a tutti voi buona continuazione dei lavori e ottima discussione.


Fonte: Mipaaf