di Michele Spalletti


La campagna verso il risveglio vegetativo di molte coltivazioni. Le piogge consistenti che si sono verificate nei mesi di febbraio e marzo hanno fortemente rallentato gli interventi in campo per la gestione delle colture: dai diserbi alle potature fino alla gestione e alla lavorazione del suolo. Persiste tutt’oggi, nonostante una breve pausa del maltempo il problema della transitabilità dei terreni agrari ancora intrisi di acqua.

Tutto questo per il futuro ci impone un nuovo approccio che permetta una più razionale gestione del nostro territorio agrario attraverso tempistiche diverse legate anche a nuovi metodi di gestione.
Gli eventi estremi ed anomali (siccità, eccesso di acqua, freddo estremo o temperature troppo elevate) si sono nell’ultimo decennio intensificati. E c’è sempre il consueto problema della selvaggina che nel nostro territorio ha sempre influito negativamente sull’operato degli agricoltori.

Inoltre, le problematiche legate alla congiuntura economica mondiale si stanno riflettendo negativamente sia sulle produzioni che sui ricavi provenienti dalla vendita dei prodotti agricoli riducendo il margine utile per l’imprenditore.

Per l’agricoltore, in questo contesto, se non sarà possibile nel breve periodo aumentare le entrate dovrà ridurre le uscite. Pertanto, le capacità tecniche e di adeguamento diventano determinanti.

Dal punto di vista tecnico e agronomico si potrà pensare, ove e se possibile, ad un maggiore utilizzo degli inerbimenti per facilitare l’ingresso in campo dei macchinari e velocizzare gli interventi agronomici ma anche per ridurre le lavorazioni del terreno (talvolta molto più dispendiose in termini di consumi e di tempo e lavoro).

Altra indicazione sarà quella di utilizzare a seconda dei casi varietà a ciclo più breve sia nei seminativi che nelle coltivazioni arboree. Questo potrebbe permettere di ridurre i rischi di danneggiamento della coltura nei confronti di eventi climatici avversi oppure nei confronti di attacchi parassitari: se si riduce il tempo di permanenza di una coltivazione nel terreno si riduce ovviamente anche la possibilità che essa venga mortificata da attacchi o eventi di varia natura.

Per fare un esempio esistono oggigiorno varietà di mais precocissime che in talune aree potrebbero rappresentare la chiave di volta per la coltivazione di questa coltura: le varietà precocissime richiedono minori apporti idrici rispetto agli ibridi tradizionali ed un minor utilizzo dei fertilizzanti azotati garantendo un contenimento dei costi che può arrivare anche al 15% e una notevole riduzione dell’impatto ambientale. Inoltre, le varietà precocissime fioriscono anticipatamente in un momento in cui la pressione dei parassiti, tra cui la piralide è modesta tanto da non causare seri problemi alla coltura. In questo ultimo caso si potrebbero risparmiare i consueti trattamenti insetticidi.

Da menzionare anche la possibilità di aumentare la sostanza organica del terreno sia con gli inerbimenti, ma anche attraverso il compostaggio dei residui organici provenienti dalla attività della stessa azienda agricola. I vantaggi nel corso del tempo sarebbero molteplici: migliore portanza del terreno ovvero maggiore capacità di “sostenere” il passaggio delle macchine, maggiore contenuto di sostanza organica con la conseguente riduzione della erodibilità del terreno e una aumentata fertilità biologica utile per la nutrizione delle nostre coltivazioni e utile in prospettiva per una riduzione nell’acquisto dei fertilizzanti commerciali.

Sempre su questa falsariga anche l’olivicoltura e la viticoltura dovranno adeguarsi ai cambiamenti climatici. Le varietà di uva a ciclo breve (fioritura tardiva e maturazione precoce) potranno permettere una riduzione dei danni da gelo dovuti alle gelate precoci primaverili oppure a quelle tardive autunnali.

In definitiva, in un contesto agrario che sta mutando in modo estremamente veloce sia dal punto di vista politico-economico che tecnico-agronomico la collaborazione tra imprenditori agricoli e tra imprenditori agricoli e istituzioni pubbliche e/o associazioni di categoria diventa fondamentale.

La Cia mette a disposizione delle imprese agricole il proprio bagaglio di tecnici e agronomi per collaborare nelle sfide legate ai cambiamenti che il mondo agricolo sta affrontando.