Intervista esclusiva a Gianni Salvadori, assessore agricoltura Regione Toscana, su Piano Paesaggistico, caccia e emergenza ungulati, nuovo Piano Sviluppo Rurale. E poi la Toscana ad Expo 2015; le priorità della legislatura portate a termine e quello che c’è ancora da fare
Assessore Salvadori, partiamo dal Piano Paesaggistico. Il suo contributo, per il risultato a cui siamo arrivati oggi è stato decisivo: fin dal primo momento è stato dalla parte dell’agricoltura. Come giudica la versione finale del PIT e quali prospettive può dare all’agricoltura toscana?
Il Piano paesaggistico rappresenta un grande lavoro a carattere multidisciplinare che comprende una ampia parte di descrizione ed illustrazione delle tante peculiarità della Toscana. Durante il confronto degli ultimi mesi, svolto grazie al contributo di tutti i soggetti interessati, è stato condotto un importante lavoro di approfondimento sui contenuti del Piano stesso, a partire dalle numerose osservazioni presentate a seguito dell’adozione del piano nel luglio scorso. Grazie a questa fase all’interno del piano paesaggistico è stato più chiaramente confermato il ruolo che svolge l’agricoltura, quale principale e fondamentale elemento in grado di mantenere e rinnovare il paesaggio rurale nelle sue numerose componenti e conformazioni. E’ importante ricordare in proposito anche la nuova legge sul Governo del territorio, che introduce significativi elementi di semplificazione per le aziende agricole e sancisce l’assoluta autonomia delle scelte produttive e colturali da parte degli imprenditori, che in nessun caso possono essere regolamentate dagli strumenti della pianificazione territoriale ed urbanistica. Con la propria delibera la Giunta regionale ha licenziato le risposte alle osservazioni pervenute sul Piano adottato; l’ultima fase è quella di competenza del Consiglio regionale che sarà chiamato nelle prossime settimane ad esprimersi sulla sua definitiva approvazione.
Quali saranno i provvedimenti che intende portare avanti prima della fine della legislatura?
Certamente daremo il via al nuovo Programma di Sviluppo Rurale 2014-2020. Siamo stati fra i primi in Europa a concludere l’iter preparatorio e a mandare la bozza a Bruxelles per l’approvazione. Contiamo di averla per l’inizio dell’anno prossimo e ci auguriamo di poter emettere i bandi per accedere alle varie misure entro febbraio. Si tratta, complessivamente di 961 milioni di euro, 90 in più della precedente programmazione e abbiamo fatto in modo di premere l’acceleratore sopratutto sugli investimenti, l’innovazione, i giovani. Contiamo di dare in questo modo una bella spinta propulsiva al rinnovamento dell’agricoltura toscana e a sostenere le imprese che hanno già dimostrato tanta voglia di investire. L’altra grande scommessa è quella di Expo 2015, che comincerà proprio con i primi di maggio. In questi mesi abbiamo lavorato molto e proficuamente, continueremo a farlo fino all’ultimo giorno, perché vogliamo che la Toscana si presenti a Expo al meglio e vogliamo che questa grande opportunità abbia ricadute prositive sul territorio anche per gli anni a venire.
Come giudica lo stato di salute dell’agricoltura toscana, rispetto all’inizio del suo mandato in qualità di assessore?
Io vedo una agricoltura Toscana che ha rialzato la testa, che ha una nuova consapevolezza del ruolo primario che è chiamata a svolgere e che è disposta a investire. Ci sono molti giovani che hanno fatto una scelta coraggiosa e hanno deciso di investire in un’azienda agricola, molti hanno fatto una scelta di vita preferendo la terra invece di una professione in ufficio, molti si iscrivono alle scuole di agraria e all’università, dove negli ultimi tempi c’è stato un vero crescendo di iscrizioni. Siamo ancora in mezzo al guado della peggiore crisi economica del dopoguerra e questo ha certamente condizionato tutto, ma il bilancio, se di questo si può parlare, non mi pare negativo per l’agricoltura, anzi mi sembra che il settore abbia complessivamente dimostrato di reggere meglio di altri ai colpi della crisi. Certo, resta ancora molto lavoro da fare, l’età media in agricoltura è ancora troppo alta, dobbiamo agevolare il ricambio generazionale, dobbiamo garantire reddito ai produttori, dobbiamo spinegere sull’innovazione e la qualità, ma abbiamo messo i semi per tutto questo e sono fiducioso che questi semi germoglieranno, le piantine cresceranno e daranno frutto.
Facendo un viaggio a ritroso: quali sono stati in sintesi i principali interventi e le iniziative più importanti della sua legislatura?
Ce ne sono diversi, e fra questi va inserita certamente la Banca della Terra e le iniziative del progetto Giovanisì, ma io vorrei porre l’attenzione su tre iniziative, perchè hanno una valenza particolarmente importante. La prima è l’agricoltura sociale, un progetto che ha richiesto un basso investimento in denaro, ma ha dato e continuerà a dare moltissimo in termini sociali e umani. Grazie a questo abbiamo dato una possibilità di lavoro e con esso una nuova dignità a tante persone che non avevano lavoro, per problemi diversi: la disabilità, la droga, dei trascorsi in carcere. Molte delle persone che hanno trovato un lavoro e una retribuzione, seppure bassa, grazie a questo progetto, non avevano mai potuto lavorare in precedenza.
Il secondo è l’Expo Rurale, la grande manifestazione che abbiamo lanciato e che è diventata ormai un appuntamento fisso a settembre. Expo Rurale si svolge a Firenze e la sua sede è ormai diventata il Parco delle Cascine, ma nell’occasione di Expo Rurale il parco è invaso da tantissime persone (oltre 200 mila in tre giorni) che vengono da tutta la Toscana ed è l’occasione per rinsaldare quel legame fra città e campagna che una volta esisteva, ma che negli ultimi decenni era andato perso. Ora quel legame è tornato d’attualità e ogni anno sempre più famiglie riscoprono la campagna proprio grazie a Expo Rurale.
L’altro intervento sul quale voglio porre l’accento è costituito dai PIF, i progetti integrati di filiera. E’ stato un successo straordinario, per ben due volte abbiamo esaurito il plafond di fondi a disposizione, ma sopratutto si è dimostrata la voglia di investire delle imprese e la voglia di fare sistema. Grazie a questi progetti integrati di filiera si è garantito lavoro a tante persone, direttamente e grazie all’indotto, si è garantita una remunerazione certa a tutti i componenti della filiera, si sono tutelati gli anelli più deboli e si sono fatti importanti investimenti, dando una grande spinta all’innovazione ma anche recuperando impianti e strutture e rendendoli nuovamente efficienti. Continueremo su questa strada.
Quali possono essere a suo avviso le opportunità principali dal nuovo Piano di Sviluppo Rurale?
Gli interventi previsti nel nuovo PSR hanno l’obiettivo di sostenere le imprese che si impegnano per migliorare la propria competitività, contribuire alla conservazione dell’ecosistema e all’adattamento ai cambiamenti climatici, allo sviluppo economico e sociale dei territori rurali, con una particolare attenzione a quelli montani.
I principali obiettivi delle politiche di sviluppo rurale in Toscana mettono al centro 7 grandi tematiche sulle quali saranno incentrate le iniziative del nuovo programma: 1) Produrre e condividere innovazioni; 2) Più giovani in agricoltura: nuove forze, nuove idee 3) Filiere agroalimentari più forti e più eque 4) Agricoltori protagonisti nella tutela dell’agroecosistema, in un clima che cambia 5) Le risorse forestali quali leva per lo sviluppo e per la lotta ai cambiamenti climatici 6) Territori rurali con più opportunità per chi ama viverci 7) Un accesso più semplice alle politiche regionali di sviluppo rurale
Come ho già detto la dotazione finanziaria complessiva del PSR della Toscana per il 2014-2020 ammonta a 961 milioni di euro, 91 milioni di euro in più del precedente periodo (2007-2013): una parte consistente di queste risorse sarà destinato per la mitigazione dei cambiamenti climatici e l’adattamento ad essi, la biodiversità, l’uso efficiente delle risorse, nonché la gestione del suolo, delle acque e del territorio. Altre importanti risorse saranno destinate alle strategie locali secondo il metodo LEADER.
Riorganizzazione della governance sulla caccia e emergenza ungulati e selvatici: in che tempi pensa che si possa tornare ad un riequilibrio agricoltore-ungulato, visto che adesso il rapporto è 1 a 5?
I provvedimenti regionali di riforma della governance sulla caccia sono ormai in dirittura di arrivo e riguardano soprattutto gli Ambiti Territoriali di Caccia della Toscana (ATC) a cui sono affidati i compiti gestionali e organizzativi dei prelievi venatori di ungulati sul territorio. A seguire avremo i provvedimenti di riordino delle Province a cui sono affidati importanti compiti amministrativi nel settore faunistico venatorio. Ovviamente, comparto amministrativo e ATC meglio organizzati e più efficienti dovrebbero garantire anche migliori performance sotto il profilo del contenimento delle popolazioni di specie ungulate che in Toscana sono numerosissime, al punto di mettere in crisi l’intero equilibrio naturale del territorio.
E’ infatti indispensabile agire in tempi brevissimi e con tutti gli strumenti a disposizione per mitigare il fenomeno del sovrapopolamento di questi animali e contemporaneamente sollevare il comparto agricolo dalle problematiche connesse agli ingenti danni che gli stessi provocano alle colture e indirettamente all’intera attività agricola delle aziende toscane. Resta comunque il tema della normativa nazionale di riferimento, legge 157/1992, inadeguata per affrontare il problema degli ungulati che non c’era negli anni ’90 e che pertanto necessiterebbe di una profonda modifica.
Come dovrà presentarsi la Toscana ad Expo 2015?
La Toscana si presenterà come “la terra del buon vivere”, perché questa è la caratteristica per la quale siamo conosciuti e apprezzati in tutto il mondo come regione. Stiamo lavorando da tempo, abbiamo coinvolto tutto il territorio e tutte le istanze che lo rappresentano, a 360 gradi e continueremo a farlo fino all’inizio di Expo. Un lavoro che ci permette di portare a Expo la Toscana come “sistema”, con le sue eccellenze in tema di agroalimentare, ma anche con la sua arte, la sua cultura, il suo senso civico, con le punte di diamante del suo mondo universitario e della ricerca, con il suo sistema produttivo che porta avanti nel mondo la bandiera della qualità, ma anche dell’innovazione. In questo senso abbiamo avuto un grande riscontro ai bandi che abbiamo emanato, per buone pratiche e idee innovative, sia dal mondo imprenditoriale sia da quello dell’università e della ricerca, ma anche dal mondo delle istituzioni. Abbiamo anche lavorato per fare sistema nel mondo della recettività, ci presenteremo al mondo con un solo punto di riferimento, un raggruppamento di imprese che si chiama Sharing Tuscany, in modo da convogliare meglio in Toscana una buona parte di quei 20 milioni e oltre di visitatori che verranno in Italia per l’Expo. Abbiamo costruito un sito, che si chiama expotuscany.Com, costantemente aggiornato con tutte le iniziative che vengono via via costruite in vista di Expo. Abbiamo lanciato una web community sul tema del buon vivere e sempre su questo tema ospiteremo in Toscana 15 giovani ricercatori provenienti da tutto il mondo che lavoreranno a sviluppare questo argomento…Insomma ci stiamo impegnando davvero a fondo perchè l’occasione dell’Expo possa davvero essere fruttuosa per la Toscana, perchè i frutti possano essere colti anche in seguito, e perchè la Toscana possa dire la sua al mondo su una serie di tematiche, quali l’eccellenza agroalimentare, ma anche sulla sostenibilità, sul ruolo delle foreste, sulla sua lunga storia di civiltà e di democrazia che la rendono candidata autorevole a dare il suo contributo anche per il futuro.
In conclusione, come vede il futuro della nostra agricoltura: qual è per lei una priorità per le aziende agricole e una sul fronte istituzionale?
Io credo che si debba sempre essere ottimisti e impegnarsi a fondo perché i sogni si realizzino. L’agricoltura Toscana è una grande realtà, è riconosciuta nel mondo per la sua qualità, basti pensare a prodotti come il vino e l’olio, ma anche alle tante Dop, alle Igp, ai prodotti tradizionali e questa potrà continuare ad essere la sua forza, ma bisogna dare spazio ai giovani. Per questo abbiamo puntato molto sui giovani, con il pacchetto Giovanisì, con le misure del Programma di Sviluppo Rurale, con la “banca della terra”, volta a riportare alla coltivazione centinaia e centinaia di ettari, e a dare un’opportunità ai giovani che hanno idee innovative, ma non hanno a disposizione la terra per realizzarle. Da parte degli imprenditori ho visto, anche in questi anni di crisi, tanta voglia di investire e di partecipare. Lo hanno dimostrato con i progetti integrati di filiera, che hanno avuto un grande successo, ma anche con la grande e costruttiva partecipazione che hanno dato in occasione del Pit. Stiamo andando avanti con determinazione e impegno e sono convinto che questa è la strada giusta.